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PERU' E BOLIVIA
 di Marzia Sciortino


La prima immagine veramente familiare che ho avuto appena messo piede fuori dall'aeroporto di Lima è una cagnetta paffuta distesa sul marciapiede, indifferente al via vai di trolley e passanti, che mi ha fatto sorridere nonostante il cielo plumbeo.

Familiare perché a Palermo, dove vivo, è abbastanza frequente incontrare i cosiddetti "cani di quartiere", cani sterilizzati e microchippati dal comune, generalmente ben voluti dagli abitanti della zona, posti sotto la "tutela" di qualche residente che provvede a dargli cibo (insieme, spesso, ai negozianti) e a curarli o a richiedere al comune l'intervento per casi sanitari gravi (la situazione non sempre è così semplice ma casomai andrà affrontata in un altro luogo).


In Perù e Bolivia gli stray dogs sono tantissimi. La cosa meravigliosa è che sono perfettamente integrati, sono bravissimi a interagire (o a non interagire) con gli altri cani e con le persone e non danno noia.

Non sono rari gli angoli di strada, anche nelle grandi città (non so a Lima, ma a La Paz sicuramente sì) in cui si trovano cucce e/o ciotole con cibo e acqua.

Mi hanno spiegato che la maggior parte di loro, o dei loro genitori, è stata portata in casa quando erano cuccioli e poi, per difficoltà nella gestione, è stata messa per strada; questi cani si sono ovviamente riprodotti e adesso sono tantissimi.

Ma, nonostante l'enorme povertà che si incontra in questi due Paesi, i cani sembrano sani, ben nutriti, buona parte di loro cammina in giro con cappottini che probabilmente tengono in modo permanente in inverno, hanno un riparo e sicuramente qualcuno che gli dà almeno da mangiare.

Se si parla con gli abitanti, loro sono quasi dispiaciuti del fenomeno ma credo che lo fossero solo perché ne stavano discutendo con un'europea.


Quello che ho percepito, nella realtà, è tolleranza, rispetto, convivenza pacifica e, quando non c'era magari piacevolezza nella vicinanza, vi era indifferenza, non insofferenza.


Mi è capitato di richiedere le attenzioni di qualche cane di strada; alcuni di loro hanno mostrato un lieve interesse, quasi mi stessero facendo una cortesia ad accennarmi una scodinzolata prima di riprendere la loro strada, altri addirittura mi hanno seguito per dei tratti solo perché i nostri sguardi si erano incrociati, altri ancora si sono fermati il tempo di prendere un bel po' di coccole (naturalmente decidevano loro tutti i tempi e le modalità di interazione, fin quando ne avevano voglia).


Li ho visti forti, autonomi, indipendenti, consapoevoli, integrati. Fighi, insomma.


Onnipresenti, nei mercati, nei ristoranti all' "aperto", per strada, ad attendere magari gli avanzi che potevano non arrivare, sempre con discrezione, senza essere mai pressanti.

Il cibo, spessissimo, non era il loro obiettivo: un cane che mi ha fatto compagnia in stazione a Oruro ha scartato il prosciutto di un panino che un mio compagno di viaggio doveva buttare e ha appena assaggiato il pane, forse per farmi un favore.

Lui aveva proprio il piacere di stare lì, fermo con noi, a prendere le carezze.


Prima di partire da Tupiza per il tour nel Salar, ci stavamo muovendo sulla jeep quando di fronte a noi un'altra auto ha -fortunatamente- solo fatto spaventare un cagnolino, passandoci molto vicino, tanto che lui si era messo a guaire.

Prima che chiedessi all'autista di farmi scendere a vedere se il cane avesse bisogno di aiuto, questo uomo enorme era già fuori dalla jeep a inveire contro quell'auto che era andata via e a controllare che il piccoletto non avesse nulla.


Mi sono innamorata del Perù e della Bolivia per tantissimi motivi; gli stray dogs sono uno di questi.







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